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Portofino State of Mind
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Il cantautore e songwriter Jack Savoretti ci racconta il suo legame spirituale e artistico con uno dei borghi più iconici d’Italia. In un ritorno alle origini che IWC ha reso ancora più intimo. Ed eterno.
«Quello che rende Portofino unica è la gente, non le foto da cartolina». Genovese da parte di padre, londinese d’adozione e globetrotter di professione, Jack Savoretti è sempre stato un songwriter fuori dagli schemi: in quasi vent’anni di carriera ha sperimentato molti generi musicali, dal pop all’alternative rock, ma dalle sue origini liguri e da Portofino, città della sua infanzia, non ha mai voluto prendere le distanze. Proprio in questi giorni sta lavorando al suo ottavo album in studio, che lui stesso definisce «un ritorno a casa». «Dopo la morte di mio padre», racconta Jack, «ho sentito il bisogno di riconnettermi a lui e alle mie origini, di capire che cosa rappresenta l’Italia per me, la sua vera essenza».
SMELLS AND SOUNDS OF PORTOFINO
Qual è la vera essenza di Portofino, al di là degli stereotipi?
«Io dico sempre che Portofino non è una città, ma un quartiere. Non solo perché è il borgo dove sono nato e cresciuto, dove sono stato battezzato e dove mi sono fatto le prime amicizie. È la sua gente a renderla unica. Bisogna fare lo sforzo di conoscerla. I portofinesi hanno una forza e un carisma particolari, ne vale davvero la pena. Più cresco e viaggio, più mi accorgo che questo è uno dei posti più belli al mondo».
Che rapporto hai con i luoghi della tua infanzia?
«Viscerale. A Portofino tutti mi conoscono e io conosco tutti. Portofino è nel mio DNA famigliare: durante la Seconda Guerra Mondiale mia nonna si rifugiava nelle montagne qui attorno, mentre mio nonno, partigiano, lottava per la liberazione della Liguria. Ogni estate, all’altezza di Rapallo, ormai a destinazione, tiravo giù il finestrino e facevo entrare in auto gli odori di frittura, di focaccia, il vociare delle persone, il suono dei motorini. Immagina che shock culturale, per un bambino di 6-8 anni che arrivava da Londra. Succede ancora oggi. Quando esco dall’autostrada in direzione del mare, apro subito il finestrino per riconnettermi a quelle sensazioni. Quando sono lontano, invece, mi basta slacciare il mio IWC Portofino e guardare l’incisione sulla cassa».
— Portofino Chronograph IW391025
Quando chiedo alla [IWC] store manager se è possibile incidere una dedica per mio figlio sulla cassa, lei gira il cronografo e mi mostra l’incisione già presente: uno scorcio di Portofino con la chiesa in cui sono stato battezzato e il nostro primo appartamento, vicino alla piazzetta. Ho le lacrime agli occhi.
— Portofino Chronograph 39 Edition "Laureus Sport for Good" IW391408
LOVE AFFAIR
L’omaggio di IWC a Portofino ha avuto un ruolo importante per te?
«Importantissimo. È successo tutto per caso, cinque anni fa. A causa di un impegno lavorativo scopro che non riuscirò ad accompagnare mio figlio a scuola per il suo primo giorno, e proprio mentre decido di fargli un regalo importante, mi trovo davanti una boutique IWC, nel centro di Londra. Entro, vedo i modelli Portofino e ne provo qualcuno, conquistato dal design più che dal nome evocativo. Quando chiedo alla store manager se è possibile incidere una dedica per mio figlio sulla cassa, lei gira il cronografo e mi mostra l’incisione già presente: uno scorcio di Portofino con la chiesa in cui sono stato battezzato e il nostro primo appartamento, vicino alla piazzetta. Ho le lacrime agli occhi. Così è iniziata la mia storia d’amore con il marchio di Schaffausen».
Quali sono i tuoi ricordi più belli?
«Tutte le sere in cui si giocava a guardie e ladri in piazza, dalle otto a mezzanotte. Ogni volta era come la finale di Champions League. Mi ricordo la sensazione di sentirmi al sicuro ovunque in quei vicoli. Non ho mai avuto paura».
Come valorizzi il tempo in un luogo senza tempo come Portofino?
«Portofino va mangiata, bevuta e guardata. Dal mare, soprattutto. Perché è solo da lì che puoi contemplare i suoi colori incredibili».
— Portofino Chronograph IW391025
— Portofino harbour and the church where Jack Savoretti was baptised
— Chiesa di San Martino
POETS IN SEARCH OF SINCERITY
Chi sono i musicisti che ti riportano in questi luoghi?
«I Gipsy Kings e Julio Iglesias sono stati la colonna sonora della mia infanzia a Portofino, ma anche De André, Lucio Dalla e Battisti. C’era un bar che a quei tempi si chiamava “Lo scafandro”, oggi “Jolly”, gestito ancora dal mio amico Mauro. Ogni anno Mauro mi preparava una compilation estiva con tutti i successi del momento e qualche classico italiano».
Se dovessi parlare di Portofino come di una persona, che cosa avreste in comune?
«Ti direi che siamo entrambi poeti in cerca di sincerità. A volte con l’aiuto di un calice di vino».
Pensi che siano le origini mediterranee ad averti reso anticonformista?
«Assolutamente. Ma non lo vedo come un infrangere le regole, bensì come un istinto di sopravvivenza: quando sono in Italia divento molto inglese e viceversa. È il mio modo di proteggermi dalla folla, di avere sempre la scusa per dire che sono diverso».
Che sensazioni provi quando indossi il tuo Portofino Cronograph?
«Mi commuovo, letteralmente. Non sai quante volte durante una cena con gli amici me lo sfilo dal polso per fare vedere a tutti la chiesa e la mia prima casa. È la mia bandiera, è la bandiera della mia anima».
— Portofino Perpetual Calendar IW344601
— Portofino Chronograph 39 Edition "Laureus Sport for Good" IW391408